Ammetto che sono da sempre affascinata dalla cultura giapponese. Potresti essere facilmente portata a credere che sia per Marie Kondo, o per il sushi. No, o meglio non solo: sono attratta dalla loro grande capacità di trasformare gesti semplici come servire il tè in una cerimonia o piegare la carta per trasformarla in una piccola opera d’arte.
Ma anche perché sanno descrivere situazioni e sensazioni per cui noi abbiamo bisogno di frasi lunghissime con una sola parola ben precisa; ad esempio Ikigai e Kintsugi. Ikigai in italiano è traducibile come “ragione di vita, ragion d’essere”; mentre kintsugi è letteralmente la meravigliosa tecnica di “riparare con l’oro”.
Per questo mese ho scelto “Kaizen – La filosofia giapponese del grande cambiamento a piccoli passi” di Christine Vanbremeersch.
Credo che tutti, nella nostra vita, abbiamo provato a cambiare qualche cosa: mangiare meglio, allenarci con costanza ogni settimana, mantenere l’armadio ordinato, comprare con più consapevolezza, lavorare con più efficacia.
Il punto è che cambiare è difficile, e non è solo questione di motivazione. Bisogna anche trovare un modo, un metodo affrontabile, alla nostra portata, per cambiare quella cosa che non ci va più bene. Forse la risposta è che un grande cambiamento è fatto da piccoli passi, e la metodologia Kaizen può essere un valido contributo.
Ma partiamo dal principio. La traduzione di Kaizen è “miglioramento continuo”. Per essere precisi, Kai significa “cambiare” e Zen significa “buono”, quindi letteralmente “cambiare in meglio” (e chi mai vorrebbe cambiare in peggio??).
Se poi volessimo proprio fare le pulci (leggo testuale dal libro) Kai non vuole dire semplicemente cambiare, ma “cambiare facendo uno sforzo”. Darsi da fare per ottenere questo cambiamento, nonostante la pigrizia e l’apatia; darsi da fare per cambiare qualche cosa nella propria vita anche quando ci si sente sfiniti. Il tutto senza scordare la parte Zen, che indica la sfumatura di farlo con tranquillità.
In pratica si tratta di cambiare in meglio rispettando i propri ritmi.
E qui ti stupisco, perché magari ti aspetti che adesso tiri fuori le 5S? Kaizen e 5S sono spesso usati come sinonimi, perché entrambe sono metodologie di miglioramento, ma non sono affatto la stessa cosa.
Ti prometto che parleremo presto anche delle 5S, ma nel libro di cui ti parlo oggi viene affrontata un’altra metodologia di miglioramento, ovvero il metodo P.D.C.A. Mai sentito?
Come avrai già intuito, si tratta di un acronimo per indicare:
- P – PLAN. Preparare e pianificare le azioni di miglioramento basandosi sull’osservazione di ciò che non va
- D – DO. Dare vita al piano, mettere in atto ciò che si è deciso di fare, in modo da verificare cosa funziona
- C – CHECK. Controllare, verificare. E’ la fase di valutazione pura in cui si guarda come è andata, i risultati ottenuti, se si è riusciti o meno a rispettare il piano e a che costo.
- A – ACT. Agire, nel senso di adattare ciò che non ha funzionato e standardizzare ciò che invece ha funzionato
Il PDCA è un processo circolare. Nasce in ambito di produzione aziendale ma il bello è che può essere applicato benissimo nella nostra vita di ogni giorno.
Non ci credi? Ecco un esempio!
Facciamo finta che desideri iniziare a fare un po’ di attività fisica ogni settimana. Come riuscire ad implementare questo cambiamento?
P. Il punto di partenza è che fino ad oggi non sei mai riuscita a fare sport. Magari lo desideri, o ci hai provato ma nulla si è concretizzato fino ad ora. Perché? Non sai dove andare? Non trovi l’abbigliamento sportivo nei tuoi cassetti? C’è sempre qualche urgenza che subentra e ti distrae?
D. Fai una ricerca on line, qualche telefonata e vedi dove fanno corsi di quello che stai cercando. Crea uno spazio dedicato al tuo abbigliamento sportivo così non hai scuse. Il mio consiglio è anche quello di selezionare qualche cosa di carino ,che ti faccia venire voglia di indossarlo anche nelle giornate più fiacche. Pianifica in agenda il tempo che vuoi dedicare all’attività esattamente come se fosse l’appuntamento dal dentista: se non riservi lo spazio necessario in agenda è un attimo che la cosa ti sfugga di mano, a discapito di altre cose probabilmente meno importanti per te.
C. Hai trovato il posto che ti piace? E’ comodo arrivarci? Parcheggio? L’abbigliamento che hai scelto è sempre a portata di mano? Riesci a rispettare l’impegno?
A. Se la risposta è si: benissimo, sei sulla buona strada! Continua in questo modo fino a standardizzare il processo, potremmo dire consolidare la tua nuova abitudine. Se la risposta è no: cosa potresti modificare? Il posto è troppo lontano? Magari ti puoi avvicinare un po’ a casa? O magari potresti seguire un corso on line da casa tua. Ti sei impegnata ad andare 3 volte alla settimana? E se invece di 3 iniziassi con l’andare 1 sola volta? Prima portati a casa questo piccolo risultato. Poi se vuoi, utilizzando lo stesso processo, fai sempre in tempo ad aumentare la frequenza.
Il cambiamento è una porta che si apre solo dall’interno. La motivazione fa molto, ma da sola non basta: ti serve un piano.
Se desideri apportare un piccolo, grande cambiamento è meglio se:
- Parti semplice e inserisci una sola nuova abitudine alla volta
- Parti da una cosa che ti piace: se vuoi essere più tonica ma detesti correre non può funzionare; se ti piace ballare parti da quello, scegli una cosa che ti invogli a farlo
- Magari in compagnia, nel senso che lo puoi dire a qualcuno (a cui ti impegni a rendere conto) o magari puoi coinvolgere qualcuno che lo faccia insieme a te
- Quando vedi che ti viene troppo facile puoi aumentare, dedicare un tempo più lungo, o anche più giorni alla settimana
- Instaurare un cambiamento richiede tempo; si parla di almeno 21 giorni consecutivi ma anche 60 o più; quindi non serve avere fretta: la tua migliore amica si chiama costanza 🙂
- Soprattutto all’inizio incoraggiati il più possibile, con dei mantra, con della musica che ti carica (come faccio io) oppure lasciando dei segnali in giro per casa, come ad esempio dei bigliettini sul frigo
La parte più difficile è iniziare. Concediti di sbagliare, proprio per questo c’è la fase check. La cosa che conta nel kaizen non è tanto il risultato immediato quanto costruire il processo.
Se vuoi aiuto per imparare a ritagliarti in agenda lo spazio per te, contattami prenotando una call gratuita: sarò lieta di mettermi al tuo fianco per elaborare un piano di costante miglioramento perfetto per te.
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