Questa estate ho letto “Il potere delle abitudini – come si formano, quanto ci condizionano, come cambiarle” – di Charles Duhigg. Il libro è un affascinante manuale pieno di esempi e casi, che indaga la formazione delle abitudini: un argomento che mi affascina moltissimo, per l’impatto sulla sfera sia individuale che collettiva.
Partiamo da una considerazione che potrebbe sorprenderci.
La maggior parte delle scelte che compiamo ogni giorno non sono frutto di riflessioni consapevoli, bensì di abitudini.
Ad una prima analisi, prese singolarmente le nostre abitudini non sembrano avere grande significato. Viste in un quadro più generale, però, le abitudini che adottiamo ogni giorno (ad esempio lavarci i denti) hanno il potere di influenzare enormemente la nostra vita, la nostra salute (avere denti sani), il nostro lavoro (non doverci assentare), la nostra situazione economica (non spendere inutilmente soldi dal dentista), la nostra felicità (non avere dolore e andare in vacanza con il denaro risparmiato) … insomma tutta la nostra vita.
Ci sarebbe tantissimo da dire su come funzionano le abitudini. Ma la prima cosa che devi sapere è che gli scienziati hanno eseguito moltissimi esperimenti e hanno capito, analizzando dapprima il comportamento di ratti e scimpanzé, che le abitudini si formano perché il cervello è sempre alla ricerca di strategie per risparmiare energia.
Ma risparmiare energie mentali può risultare pericoloso perché se il cervello si rilassa nel momento sbagliato, potrebbe sfuggire qualche cosa di importante. Pensate ad esempio a un predatore nascosto (sì, perché anche se sono passati millenni, il cervello umano è ancora molto simile a quello dell’uomo del Paleolitico), o ad una macchina che sopraggiunge a velocità elevata mentre stiamo attraversando la strada.
Così il cervello ha escogitato un sistema per stabilire in anticipo quando lasciare che le abitudini prendano il sopravvento. Questo meccanismo comportamentale (chunking in psicologia) si attiva all’inizio o alla fine di una certa unità di informazione (chunk).
Quello che si attiva è un processo circolare suddiviso in 3 fasi:
- prima c’è un segnale, una sorta di interruttore che dice al nostro cervello di entrare in modalità automatica e comunica quale abitudine mettere in campo
- poi c’è la routine, l’azione stessa che può essere fisica, mentale o anche emotiva
- infine c’è la gratificazione in base alla quale il nostro cervello decide se memorizzare una certa routine
Con il passare del tempo il ciclo segnale – routine – gratificazione diventa sempre più automatico, fino ad intrecciarsi e provocare un forte senso di aspettativa, meglio noto come bisogno. Da qui nasce l’abitudine.
Il problema vero nasce dal fatto che il nostro cervello non sa distinguere fra abitudini buone e abitudini cattive. Così, quando ogni pomeriggio arriva quel bisogno di fare uno spuntino, per il nostro cervello scegliere fra un biscotto o un frutto è la stessa cosa: bella fregatura!
Allora come possiamo noi comuni mortali diagnosticare e poi modificare un comportamento?
Il primo passo per cambiare abitudini è comprendere queste routine. La routine è l’aspetto più evidente, è il comportamento che vogliamo cambiare, ad esempio lo spuntino del pomeriggio.
La seconda fase consiste nel porci delle domande meno ovvie, ad esempio: qual è il segnale per questa routine? La fame? La noia? Il calo di zuccheri? O magari solo la voglia di fare una piccola pausa?
E quale gratificazione cerchiamo? Il biscotto in sé? Prendere una boccata d’aria? Distrarci qualche minuto? Socializzare con i colleghi?
Anche noi possiamo condurre un piccolo esperimento per capirlo! L’idea è quella di sperimentare di fare qualche cosa di diverso invece che mangiare il solito biscotto, in modo da stabilire quale bisogno stimola la routine.
Se hai bisogno del biscotto in quanto tale, è la fame a spingerti, ovvero il bisogno di energia. Potrebbe quindi andarti bene anche una banana o addirittura il caffè. Se invece hai voglia di socializzare, il biscotto è solo il pretesto. In questo caso allora potresti ricevere la gratificazione grazie a due chiacchiere con il vicino di scrivania.
Il passo in più mentre testi nuove vie di gratificazione potrebbe essere quello di appuntare due o tre considerazioni che ti vengono in mente che siano emozioni, pensieri o riflessioni su come ti senti.
Sperimentando gratificazioni diverse sarà più semplice identificare ciò di cui abbiamo veramente bisogno. Questa è la parte divertente e positiva per cambiare abitudini. infatti, provando e sperimentando, potrai creare una strategia per riconfigurare la vecchia abitudine e trasformarla in una nuova routine.
Come immagino ti sarà già capitato di sperimentare anche nella tua vita, alcune abitudini si piegano facilmente al nostro intervento. Altre invece sono molto più complesse e ostinate; per altre ancora non c’è un processo definito. Ogni individuo e ogni abitudine sono diversi, così come sono diversi i bisogni che guidano le nostre abitudini.
Però, quando abbiamo chiaro il meccanismo dell’abitudine segnale – routine – gratificazione, allora, anche se non sempre facile e rapido, abbiamo anche gli strumenti per dominare e cambiare abitudine.
Le abitudini non sono un destino a cui siamo costretti a piegarci.
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